La madonnina

A breve distanza dal mulino, raggiungibile in un paio di minuti dopo aver attraversato il Torrente Finale, è presente un complesso, completamente restaurato nel corso del 2013, che era stato costruito nel 1938 quale colonia fluviale, caduta poi in disuso negli anni sessanta. Tale complesso viene dalla popolazione denominato “Madonnina” per la presenza al suo interno di una piccola chiesa dedicata alla Madonna ed è costituito da: un fabbricato in cui sono presenti una cucina attrezzata e una zona dove sono posizionati i tavoli;. una struttura destinata ai servizi igienici; il piccolo edificio di culto di cui sopra. Tali strutture possono essere utilizzate su richiesta da associazioni e gruppi.

   

   

 

Il luogo è infatti, oltre che suggestivo, accogliente e funzionale in particolare nel periodo estivo, trovandosi poi in una zona vicina al paese ma al tempo stesso abbastanza lontana da non creare disturbo.
L’area della Madonnina è stata affidata dal comune in gestione provvisoria all’associazione sportiva Biciclub Berbenno, che presso i sentieri della Valle dei Mulini organizza annualmente nel periodo primaverile la competizione ciclistica di livello regionale denominata “Circuito dei Mulini”, giunta alla ventesima edizione.
E’ nell’ordine delle idee la possibilità di svolgere presso lo stesso percorso anche una gara podistica, che sarebbe di facile organizzazione, magari nel periodo autunnale.

Se si risale il percorso del Torrente Finale partendo dalla zona mulino-Madonnina, lungo un percorso segnalato si può giungere al cosiddetto “Sultùn”, cascata di una trentina di metri che, pur non essendo fra le più impressionanti per potenza, ha un fascino unico legato al luogo orrido ed impressionante che la incornicia.

Partendo sempre dal mulino, in direzione opposta rispetto alla Madonnina si raggiunge facilmente in pochi minuti anche la chiesetta di S. Gregorio, posta a 588 metri sul colle di Mongiardino. Si tratta di una cappella originariamente annessa ad una struttura fortificata, detta “Castrum Mongiardinus”, di origine trecentesca, posto su un piccolo colle che veniva chiamato, fino al sec. XVII, monte Zardino. Dal colle si gode di un’ottima visuale sulla media Valtellina, da Triangia al Culmine di Dazio.  

 

Fra le particolarità della cappella vi è l’ancora lignea dell’altare scolpita nel XVII secolo, nella quale l’ostia è circondata da due animali squamosi, una sorta di ibrido mostruoso fra gatto, pesce e serpe di origine fantastica. La fantasia popolare ha dato a queste bestie misteriose il nome di “giuèt”, descrivendole come esseri dotati di oscuri poteri di incantamento sulle persone che abitavano i boschi della zona.   Per questo motivo alcuni anni fa la Comunità Montana Valtellina di Sondrio ha denominato “Sentiero del giuèt” un nuovo percorso ecologico-ambientale con relativo materiale didattico ideato lungo i sentieri della zona. La realizzazione di tale percorso ha risposto alle esigenze di creare in zona un itinerario adatto a tutte le età, lungo un tracciato utilizzabile in un periodo di tempo ampio lungo l’anno, in una zona facilmente accessibile e inserita in un ambiente caratterizzato da una elevata diversità biologica. Il sentiero parte dalla chiesa del paese e dopo aver attraversato mulino, San Gregorio e le località un tempo abitate denominate “Dosso” e “Campi” raggiunge a quota 850, nel bosco, un punto panoramico attrezzato dal quale si possono osservare dall’alto le piramidi di Postalesio. Lungo il percorso si possono vedere con chiarezza i segni dell’uomo, che da tempi lontani ha modificato l’ambiente naturale. Seguendo il sentiero si ritrovano cartelloni didattici che descrivono gli antichi mestieri, i prodotti tradizionali, gli strumenti del passato, fino ad arrivare agli aspetti naturali del bosco e delle rocce. Proseguendo il cammino dopo il punto panoramico, sempre lungo sentieri segnalati e da poco sistemati, si possono poi raggiungere a 1200 m di altezza la località Gaggio di Polaggia e a 1800 m l’Alpe Caldenno, da cui si può proseguire per visitare il rifugio Bosio e la Valmalenco. Partendo dalla Madonnina ci si può invece incamminare su un sentiero che, attraverso varie località e maggenghi in parte ancora utilizzati ed in parte abbandonati, conduce al Prato Maslino.